Rendiamo i gong “reattivi”: flash di impatto

 
Spesso, nel tiro long range, si preferisce sparare a delle piastre metalliche, piastre di varie dimensioni e forme appese mediante catene su telai opportunamente costruiti. Questi elementi così realizzati sono chiamati anche “gong” perché, liberi di vibrare, emettono un caratteristico rumore se colpiti da un proiettile. Raramente il punto di impatto del proiettile sul gong è individuabile a vista, di fatto si osserva, se presente, il movimento della piastra o, molto più frequentemente, si aspetta il suono causato dall’impatto.

Nel tiro su lunga distanza infatti, il proiettile impiegherà un tempo percepibile per raggiungere il bersaglio e ancora più tempo impiegherà il suono prodotto dall’impatto a propagarsi verso il tiratore. Normalmente si ha quindi il tempo di sparare, alzare la cuffia e, se si è stati bravi, ascoltare il rumore causato dall’impatto. Giusto per quantificare i tempi facciamo un esempio: la palla da 139 grani delle nostre cartucce in 6,5×47 Lapua raggiunge i 900m in 1,5 secondi. Il suono prodotto dall’impatto muovendosi a circa 340m/s impiegherà 2,6 secondi a tornare indietro verso il tiratore. Alla fine, dal momento dello sparo al rumore dell’impatto, saranno passati per il tiratore circa 4 secondi.

Per quanto detto sopra, colpendo il gong, si ha quindi tutto il tempo per percepire il rumore del colpo andato a segno. Alcune volte però il risultato rimane dubbio. Ad esempio il vento o altri tiratori in poligono, rendono difficile e in alcuni casi impossibile ascoltare il lieve suono di ritorno. Per queste ragioni e per avere una risposta più rapida ed appagante nel caso si sia colpito il bersaglio, abbiamo pensato di rendere la piastra metallica reattiva.

Il sistema che abbiamo implementato prevede un sensore di vibrazione, applicato sul retro della piastra mediante del velcro o magneti al neodimio, più una connessione a cavo ad un flash fotografico sufficientemente potente da risultare visibile anche di giorno (la connessione può essere realizzata anche via radio). L’impatto sul bersaglio di un colpo a segno farà scattare il contatto a vibrazione che innescando il flash ne provocherà l’attivazione. In sostanza, quasi subito dopo lo sparo, avremo un riscontro evidente del risultato ottenuto.

Naturalmente abbiamo dovuto fare diverse prove per mettere a punto il sistema: scegliere il metodo per far scattare il flash, la potenza minima dello stesso in funzione della distanza e soprattutto, la tipologia più adeguata e la sensibilità necessaria del sensore di vibrazioni, elemento centrale dell’intera applicazione.

– Due dei sistemi testati –

 

A seguire alcune immagini dell’applicazione con un video che illustra una delle prove:

– Gong e posizionamento flash –

 

– Posizionamento flash –

 

– Piazzamento sensore –

 

A seguire il video di un gong reattivo a 600m, la visibilità del flash dal vivo è parecchio più elevata rispetto a quanto mostrano le immagini. Abbiamo testato con successo il sistema sino a 1000yds (914m), a questo proposito ringraziamo per la disponibilità il poligono Enna Shooters Club , uno dei pochi poligoni con linee di tiro permanenti a distanze così elevate:


 

 

 

 

Il sistema appena descritto è stato pensato per dare un riscontro immediato del colpo sulla piastra metallica, il tiratore sarà impegnato esclusivamente a realizzare il miglior tiro possibile, sicuro dell’affidabile ed immediata segnalazione del risultato. Sapere se si è realmente sul bersaglio limita il numero di colpi necessari per l’aggiustamento del tiro e rende il processo di apprendimento più rapido e regolare.

Se vi cimentate nel tiro su lunga distanza, crediamo che lo strumento del gong reattivo possa tornarvi molto utile.
 
A questo punto non rimane che augurarvi quanti più flash possibile 🙂 !!!
 

Aggiornamento del 10/06/2016

Usati frequentemente i flash di impatto mostrano il loro tallone di Achille, la connessione filata tra sensore e flash. Spesso, a causa di colpi accidentali o per le schegge di impatto, il cavo viene tranciato impedendo il normale funzionamento del sistema.

Abbiamo quindi optato per una connessione wireless con il trasmettitore montato sul corpo del sensore ed il ricevitore realizzato come supporto intermedio tra treppiedi e flash. Sulla foto a seguire quanto descritto:

connessione wireless del flash

– Connessione wireless del flash –

 
Il sistema è estremamente funzionale e non è più soggetto a guasti dovuti all’impatto dei proiettili. Trasmettitore e sensore sono infatti protetti dietro al gong, il flash con treppiedi e ricevitore, non avendo più il vincolo del cavo, può essere inoltre allontanato e posizionato a piacimento. In pratica, al costo di una quindicina di euro, abbiamo migliorato notevolmente l’affidabilità del sistema. A seguire l’applicazione del flash nel tiro in notturna a 600m:


 
 


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